IL GREEN DEAL

IL GREEN DEAL

Si continua a parlare, sulla spinta dell’Unione Europea, di adeguamento del nostro  patrimonio immobiliare alle nuove normative stringenti introdotte attraverso la Direttiva Green che impone agli Stati che ne fanno parte un importante miglioramento del grado di efficienza energetica dei propri edifici e la riduzione dei gas serra.

Prendo spunto da un interessante articolo pubblicato da Bruno Vettore alla fine dello scorso mese di settembre su Dimora Magazine, per sottolineare che, nello specifico, relativamente ad una città storica come Roma, non sarà indubbiamente facile, né possibile più di tanto, intervenire su zone caratterizzate da fabbricati e complessi residenziali risalenti ai primi cinquant’anni del ‘900. Questo perché sento, con discreta continuità, persone non giovanissime preoccuparsi per le loro residenze e giovani titubanti per acquisti da dover effettuare in quartieri caratteristici con elevate quotazioni €/MQ come Garbatella, Testaccio, Trastevere, San Saba o Monteverde Vecchio, a causa dell’avvicinarsi della scadenza del 2030 che impone una elevazione degli standard energetici al patrimonio immobiliare della nostra Nazione.
State tranquilli! I valori in queste zone non subiranno deprezzamenti, anzi, aumenteranno probabilmente ulteriormente nel tempo proprio grazie alla continuità degli investimenti effettuati da acquirenti facenti parte dell’Unione Europea.

Indubbiamente, indipendentemente da quanto riguarda nello specifico l’apporto che fornirà la nostra città, è giusto che il nostro Paese dia un profondo contributo affinché il Green Deal, un piano ambizioso che pone l’accento sulla sostenibilità ambientale e mira a rendere il nostro Continente il primo a impatto climatico zero entro il 2050, abbia successo; a tal proposito è necessario precisare che il settore immobiliare sarà uno dei più colpiti per il raggiungimento di questo importante obiettivo essendo responsabile di circa il 40% del consumo energetico ed il 36% delle emissioni totali nell’UE.

Ed allora? Come sta rispondendo l’Italia a queste nuove sfide?

L’Italia si trova in una posizione particolare, con un patrimonio edilizio tra i più vasti e datati in Europa. Molti edifici sono stati costruiti prima dell’introduzione delle normative stringenti in materia di efficienza energetica, il che rende necessario un intervento su larga scala.
Si stima che tra i 7 e i 9 milioni di fabbricati italiani dovranno essere riqualificati per adeguarsi agli standard energetici previsti dalla Direttiva Green.

Sicuramente una delle principali problematiche è rappresentata dalla svalutazione che subiranno gli immobili inseriti in edifici che non saranno in tempi brevi adeguati, che rimarranno obsoleti e perderanno di valore soprattutto rispetto alle nuove costruzioni che sono già progettate secondo criteri di efficienza energetica avanzata.

È direi quasi scontato, che nel tempo si genererà una probabile naturale divisione tra immobili “green” e quelli meno efficienti, con conseguenze che si ripercuoteranno sui proprietari, nel numero delle compravendite e sui valori immobiliari delle singole abitazioni.

Quali sono gli strumenti che l’Italia ha finora messo a disposizione dei proprietari per facilitare il raggiungimento di un più elevato grado di efficienza energetica dei fabbricati?

Il Governo Italiano ha da tempo introdotto il Superbonus 110%, che ha permesso di finanziare ristrutturazioni volte a migliorare l’efficienza energetica degli edifici; tuttavia, questo strumento ha avuto un impatto limitato (il Veneto è stata la regione che ne ha
maggiormente usufruito anche se con interventi economici tra i più contenuti del Paese) a causa della complessità burocratica e dei continui cambi normativi che hanno reso difficile per molti proprietari e imprese completare i progetti. Le frequenti modifiche alla normativa sui bonus edilizi hanno creato incertezza e portato molte imprese a ritrovarsi in grandi difficoltà e con crediti bloccati, rallentando il percorso verso una transizione energetica sostenibile.

Affinché l’Italia riesca a rispettare gli obiettivi della Direttiva Green, concordando con il parere di Bruno Vettore, ritengo sarà fondamentale semplificare le procedure e garantire una maggiore stabilità normativa se vogliamo rispettare quanto previsto dal Green Deal europeo e far si che, entro il 2030 il patrimonio edilizio italiano raggiunga standard energetici più elevati.

In questo contesto, ci auguriamo anche che le Società costruttrici e le Banche favoriscano i giovani per l’acquisto di nuove unità immobiliari ad alta efficienza energetica e che il Governo Italiano metta sul piatto qualche strumento significativo per sostenere
famiglie con redditi medio-bassi che molto spesso non riescono a sostenere importanti costi di ristrutturazione in abitazioni datate che non hanno mai subito interventi di manutenzione nel corso degli anni, malgrado gli incentivi previsti.

Concludo augurandomi di cuore da italiano che ritiene la casa il principale bene patrimoniale da difendere ed avendo una figlia adolescente, che prosegua, anche con il supporto di una sana Politica, il percorso verso una riqualificazione degli edifici, la modernizzazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare nazionale e, verso un futuro che garantisca una migliore qualità della vita.

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